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(Forse) Il primo articolo che introduce l’Archeologia Informatica? Risale esattamente a 20 anni fa…

digital storage mainframe

Ebbene si… l’Archeologia Informatica ha (almeno) 20 anni.
Cercando in Rete, ho trovato questo articolo di Wired, ormai decisamente datato, che pone, per la prima volta (per quanto ne sappia) e in questi termini la questione di ricerca storiografica dell’Informatica.

In questo articolo apparso su Wired nel Novembre del 1993 (Issue 1.05), ben 20 anni fa, Michael Gruber introduce il concetto stesso di Archeologia Informatica, o meglio di Digital Archaeology, come disciplina dedicata alla preservazione di dati, tecnologie e strumenti di programmazione in (sic!) perenne obsolescenza.

[…] But the advent of digital computing in the early ’50s vastly accelerated the pace at which we replace formats designed to store information. With computers increasing an order of magnitude in speed every two or three years, at the same time decreasing in cost, the pressure to dump the old, less efficient standards was irresistible.
Obviously, much of the data stored on the old systems – the material of immediate or archival value to the organization doing the replacement – is recorded in the new format and lives on. But a lot of it doesn’t.
Digital archaeology is a discipline that doesn’t quite exist yet, but may develop to deal with this problem, which is pervasive in the world of data.

Gruber cita due esempi, entrambe di grande attualità.

La NASA, per una pura questione di bilancio e di stoccaggio fisico sta perdendo anni ed anni di dati importanti riguardo alle prime esplorazioni spaziali proprio perchè non esistono più i computer sui quali venivano memorizzati quei dati e i dispositivi di storage non sono stati trasferiti da una generazione all’altra.

Nel 1993 un ‘desktop publisher’ dichiarava la sua sfiducia nella longevità del supporto CD-ROM (“alcuni file di Pagemaker sono già illeggibili”) e stiamo parlando di quantità di memoria in termini di megabytes (nel 1993) comparati ai giga/terabytes dei supporti di memoria di massa di oggi.

ge 225 mainframe computer Ancora peggio se paragonati ai … kilobytes degli anni 60.
Un computer General Electric 225 utilizzava nastri che memorizzavano circa 256 bit per pollice (= 2,54 centimetri).

A questo livello di densità i bit sono praticamente visibili!

[Fonte: Wired]

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